Estremo lembo della Valle Arroscia, punto d'incontro tra due ambienti che coesistono mirabilmente: quello mediterraneo, nella parte più a Sud del territorio e quello alpino nella zona a Nord, al confine con il Piemonte.
Il territorio di Pornassio è l' "insieme" di 5 borghi (frazioni) che si adagiano sul versante Nord del torrente Arroscia ad altitudini comprese trà i 405 ed i 933 metri s.l.m ( Nava, m. 933 s.l.m.; Ottano/Case Rosse, m. 740 s.l.m.; San Luigi/San Antonio, m. 600 s.l.m.; Villa, m. 510/550 s.l.m. e Ponti, m. 405 s.l.m.) collegati tra loro dalla Strada Statale n° 28 e dalla Strada Provinciale n° 05.
Alle bellezze naturali ed artistiche, unisce una completa capacità ricettiva (buona attrezzatura alberghiera, appartamenti in affitto, colonie alpine, campeggi) nonché strutture sportive e ricreative: parchi gioco, calcio, tennis, bocce, equitazione, dancing, piste naturali per sci di fondo... . La quiete dei boschi (castagno, rovere, faggio, pino, abete, larice, ecc.), le verdi distese di prato, gli strabilianti colori autunnali dei suoi pregiati vigneti, i ricordi storici ed insieme la buona cucina con piatti tipicamente locali proposta dai vari ristoranti e trattorie presenti in quasi tutti i "Borghi" accompagnata dall'ottimo vino "Ormeasco" ed "Ormesco Sciac-trà" (rosso a Denominazione di Origine Controllata) costituiscono motivi assai validi per conoscere questo Comune montano e la sua gente ospitale.
Verso la fine del XIII secolo nasce un'aspra contesa tra il marchese di Ceva e il marchese di Clavesana perché entrambi vantano diritti su Pornassio, contesa che si conclude amichevolmente nel 1310.
Nel 1329, l'imperatore Ludovico IV investe dei feudi di Lavina, Cosio e Pornassio Francesco, conte di Ventimiglia ma l'investitura è motivo di una ennesima controversia nella quale s'intromettono i marchesi Del Carretto. A sedare la rissa provvede Antoniotto Adorno, Doge della "Serenissima", nel 1385, il quale con un lodo, pone Pornassio sotto il dominio di Genova e cede il feudo agli Scarella, signori di Garessio.
Il territorio di Pornassio, a causa della sua importante posizione strategica a controllo della strada che collega il Piemonte con la costa ligure, fu oggetto di secolare contesa tra la Repubblica di Genova e i Savoia, ai quali pervenne nel 1735.
In località Villa, la chiesa parrocchiale dedicata a San Dalmazzo, con facciata quattrocentesca e campanile a bifore risalente al XII secolo, conserva il polittico di San Biagio, attribuito a Giovanni Canevasio pure autore del piccolo affresco sul bel portale gotico "Madonna con il Bambino" e un altro polittico cinquecentesco con sculture e bassorilievi in legno dorato.
A Nava sorge una chiesetta e un cippo a ricordo degli Alpini della "Cuneense" caduti in guerra.
Attiguo alla chiesetta è sepolto il generale Battisti, comandante della divisione in Russia.
Più avanti, a sinistra, sul declivio erboso, sono visibili i resti di un'abside romanica appartenente alla chiesa di San Raffaele, probabilmente legata in origine a un ospizio sul valico di proprietà dei Cavalieri gerosolimitani.
Il castello, eretto all'inizio del XV secolo, ha subito varie ricostruzioni e rifacimenti ma conserva ancora un grande vano con i muri in pietra irregolare e malta, la cappella con tracce di affreschi e decorazioni a stucco, l'atrio con la scala, una grande cucina e parecchi altri vani ben conservati. Esternamente vi sono quattro guardiole semicircolari.
Nel 1914, presso il vivaio forestale di Pian d'Isola, nella frazione Ponti, venne scoperta una tomba ad incinerazione che si presume del VII secolo a.C. contenente una ciotola, una catenella in ferro ad una fibula in bronzo, reperti oggi conservati presso il museo archeologico di Genova.
Nella stessa frazione si conserva la cosiddetta "pietra delle croci" sulla quale prima ancora della nascita di Cristo si usava incidere una piccola croce a testimonianza di un patto o contratto stipulato.
La viticoltura e l'olivicoltura costituiscono le principali attività agricole; vengono anche coltivate piante aromatiche ed officinali; diffusamente praticata, anche se a prevalente uso famigliare, è l'orticoltura, che produce verdure di notevole pregio; abbastanza praticata è l'apicoltura, mentre in netto declino è l'allevamento del bestiame.
L'attività turistica è sviluppata prevalentemente nella zona di Nava, dove peraltro sorgono le maggiori strutture ricettive (alberghi, pensioni, campeggi, ristoranti, pizzerie, una struttura polivalente turistico/culturale, parco giochi, strutture ricreativo/sportive, ecc.)
Un settore molto dinamico è quello dell'artigianato, dove sono rappresentate molte categorie di attività, quali: produzioni alimentari (pasta fresca, conservazione di prodotti del bosco, ecc.); lavorazione del legno; lavorazione del ferro; edilizia, impiantistica idraulica ed elettrica ed altro.
Il prodotto tipico di maggior rilevanza è il vino "Ormeasco": di colore rosso rubino e che, grazie alla posizione orografica ed alle altre peculiarità del territorio, risulta molto profumato e, spesso, con gradazioni sostenute. Dalla vinificazione in bianco delle uve Ormeasco, viene prodotto l' "Ormesco Sciac-trà", un vino rosato naturale molto gradevole al palato. Entrambi i vino sono a Denominazione di Origine Controllata e la loro produzione è alquanto limitata: raggiunge complessivamente i 500 hl nelle migliori annate.
Altro prodotto di notevole qualità, ancorché disponibile in piccolissima quantità, è l'Olio Extra Vergine di Oliva prodotto con olive di varietà "Taggiasca" ed estratto con metodi tradizionali; un "olio di montagna", naturalmente "biologico" in quanto la coltivazione degli olivi, per effetto delle particolari condizioni ambientali, avviene senza l'impiego di alcun fitofarmaco o antiparassitario.
Sempre in limitatissime quantità si trova il miele che profuma dei molti fiori presenti nella nostra vallata ed il formaggio artigianalmente prodotto dai pochi allevatori ancora in attività.
Se il "cesto della spesa" consente ancora degli spazi, possiamo colmarli con il pane "casereccio" prodotto dal nostri fornai, nonché, in stagione, con funghi e castagne dei nostri boschi, verdure dei nostri orti, trote dei nostri torrenti.
Piatti della "cucina bianca" a base di latte e suoi derivati, patate e farina di grano duro.
Piatti della cucina "povera" dell'entroterra ligure prevalentemente a base di verdure ed olio extra vergine di oliva, quali: ravioli e torta alle erbe selvatiche, torta di cavolo verza, cavolo verza ripieno, condiglione.
Piatti di carne: coniglio dei nostri contadini cucinato con le olive nere, le nostre erbe aromatiche ed il nostro vino Ormeasco; cinghiale con polenta, lumache in umido.
Per dolce non mancheranno mai le crostate ed i budini confezionati con gli ingredienti prodotti in Valle e, nel periodo natalizio, il torrone a base di miele e nocciole.